domenica 19 dicembre 2010

The fading curtain

Il sole comparì alle sei e tre minuti. I suoi occhi erano già aperti, e da tempo osservavano i contorni del mondo che la circondava che di secondo in secondo si delineavano con un tratto più netto. Era come se stesse osservano le numerose passate di colore che servono ad un quadro per prendere forma sulla tela. Poteva osservare ogni singola spiga di grano delinearsi nel campo davanti a lei, le nuvole in cielo tingersi da blu scuro a azzurro chiaro e la goccia di rugiada sul filo d'erba di fronte al suo viso caricarsi di luce come una lampadina.
Le case dei contadini giù in fondo alla valle, con i tetti rossi e irregolari. Gli uccelli nell’aria che già volavano come in ritardo. I rumori del bosco vicino. Il fiume in lontananza.
E poi c'era il sacco a pelo. Ecco, come dimenticarsene. Quel sacco a pelo blu vicino al suo. C'era la sua mano in quella di un altro individuo che incurante di tutti questi particolari riguardo al Mondo a lui circostante, dormiva silenziosamente, in un silenzio quasi ostinato.
Insieme al mondo in quel momento tornavano nitide innumerevoli immagini, sensazioni, ricordi e odori. Come se lentamente il suo corpo si stesse svegliando da un letargo durato molto tempo. La sua memoria era come una fisarmonica da cui le pieghe traboccavano di appunti relativi alle più svariate situazioni.
Gli appariva tutto un tantino sopra le righe, quasi ingiustificato. Il peso che quel risveglio stava assumendo, l’effetto che stava avendo su di lei le pareva eccessivo.
Provò a lasciare la presa sulla mano, come per interrompere la corrente di pensieri che la legava al sacco a pelo blu. Fu come cercare di aprire una porta e rimanere con la maniglia in mano.
Ai pensieri tristi che quella mattina portava si aggiunse un senso di distacco amaro e gelido. Tirò un sospiro e guardò il cielo sopra di lei che era impassibile come una guardia da grandi cerimonie.
Fu nel cielo che si specchiò la lacrima che cominciò a scendere lungo gli zigomi, e poi un’altra e un’altra. Furono lacrime silenziose, lacrime rassegnate senza rabbia. Quelle che scavano i solchi più profondi. Chiuse gli occhi sperando di fare una magia e cancellare quelle lacrime con un trucco da prestigiatore.
Ma le lacrime continuavano a specchiarsi.

lunedì 25 ottobre 2010

Pieni a rendere




Ieri sera ero a casa, una domenica sera che scivolava lenta,con la pioggia che batteva il ritmo di quelle ore così tranquille. Tlik Tlak Tlik Tlak. Bisogna uscire a mangiare, certo che però si sta bene qua sotto il piumone... Giro i canali, a chi vuol essere il milionario chiedono qual'è stata la diretta televisiva più vista nel Mondo. I funerali di Lady D. Sbadiglio. Guardo il giornale di oggi...a Parigi 11 persone si sono gettate dalla finestra perchè convinte di aver visto il diavolo. Gli occhi si fanno pesanti dallo stupore.
Il tg1. Pappappaparapaaaa...L'omicidio di Avetrana. La mazzata finale. La terapia contro l'insonnia definitiva. I ricordi a questo punto si perdono e la scena diventa densa e acquosa, cerco di resistere ma l'onda è troppo forte mi porta via....attenzione!
Due giovani sono davanti ad un cancello, un cancello di una città del nord Italia, una città che si chiama Avetrana, in cui è avvenuto un omicidio, e quello è il cancello della porta della casa dove abitava la ragazza, proprio così. I due ragazzi fanno foto ricordo davanti alla casa della ragazza uccisa. Le persone piangono e dispensano parole care in ricordo della povera ragazza. Povera e sconosciuta. Ma non per questo meno amata.
La gente è in processione per la città, i pullman sono organizzati per l'Avetrana Mike The Ripper Tour, chi manda un bacio chi getta un fiore, tutti in fila per tre, nessuno si vuole perdere un attimo della città più chiaccherata d'Italia!
Poi l'audio degli interrogatori di Michele Misseri. Così ho ucciso e violentato Sarah. Il protagonista principale del caso cult dell'anno presta ai microfoni del comando dei carabinieri la sua maestrevole voce atonale raccontando di come strinse al collo della sua nipotina la corda, l'ha girata due volte, la ragazza piangeva, poi l'ho violentata. Il rapporto è stato sessuale o anale? Sessuale. è durato cinque sei minuti.
Non sbadiglio più.
Il servizio ha avuto uno share importante, la direzione di rai 1 si dice soddisfatta del lavoro.


Questo articolo non si vuole concludere, e non vuole esprimere una posizione.
Vuole lasciare aperto lo spazio a chiunque per riflettere sulle attuali dinamiche delle informazione, e di come questa possa influenzare le persone. Riflettere sui tour turistici ad Avetrana. Riflettere sugli interrogatori resi pubblici.
Riflettere su questo servizio di stato pagato con il nostro canone.
Riflettere sul telo bianco.
Il telo bianco con cui mostrare pietà.
Un telo bianco per coprire da oggi quello che ci fa venire la nausea e voglia di urlare, per non dimenticarci che siamo vivi e non siamo soltanto bidoni dell'immondizia, buoni solo per ricevere spazzatura.

lunedì 11 ottobre 2010

http://www.youtube.com/watch?v=wQ6La69Une0

martedì 21 settembre 2010

Il Top.


"Tu sei il Top
Sei la discografia dei Radiohead
Sei il breakfast quando te lo portano al bed
Sei il sacro e il profano
il vaccino e il richiamo
Sei il re della foresta
quell’ora prima di andare a una festa
sei la quiete, la mia tempesta,

Tu sei il Top
Sei la meta e la metà
la parte per il tutto,
il Tuttosport, il tuttosommato,
la vodka sul gelato,
il fritto misto, il vitello tonnato,
Sei l’aria distratta che mi ha innamorato,
Sei quando siamo sul più bello
la terza corda del violoncello
l’estate scorsa a Castiglioncello,

Tu sei il Top
sei la mia misura,
sei una small-un’extralarge senza paura,
sei attillata al mio cuore
plissettata ai miei sensi
ricamata nei miei ricordi
sei Ugo Tognazzi, sei Alberto Sordi…
sei l’ora che volge al desìo
l’ipotesi ch’esista un dio
la certezza che esisto anch’io…

Tu sei Top
Sei le intuizioni di Carmelo Bene
la sua distanza dai delitti e dalle pene
dalla gente per bene
da chi ti regala un osso, chi ti regala un rene,
l’elettorato che si astiene…
Sei l’acquolina e la sazietà
l’età di mezzo, la varietà,
Sei un capriccio di Paganini,
Raimondo Vianello…la Mondaini…
Sei quando piove tra via Roma e via Mazzini

Tu sei il Top
Sei il colore che mi sta meglio
Il sogno ricorrente
Sei un mezzosoprano…Un bel sottotenente…
Sei l’anima furbetta di Jovanotti
Sei quando i rigatoni son lì lì…e poi…son cotti!!
Sei la carbonara,
De Sica e la Ciociara,
tuttigiùperterra,
il Grande Freddo, la Grande Guerra,
quella temperatura che trovi solo in una serra…

Tu sei Top
Sei il ticchettìo di Fred Astaire
Il Cuore a nudo di Baudelaire
quello matto di Little Tony
Sei i 4 accordi che impari…e poi suoni…
La notte più chiara, il giorno più nero,
la camicia aperta di Tony Manero
le orme sulla neve in quel sentiero…

Tu sei il Top
Sei il mio stile, sei il mio look,
sei Palazzeschi…sei Palahnjuk,
Sim sala bin…sei Kim Ki Duk!!…
Sei l’America, in cui c’era una volta, di Leone,
sei la pappa, col pomodoro, della Pavone,
sei la terza B…l’Aspirina C
la promozione in serie D
l’entrata a gamba tesa, la lista della spesa,
d’Amalfi la più contessa, tra tutti la più contesa,
l’acqua in faccia della doccia
tutto il contrario di quello che scrive Moccia,
il finale della Spada nella Roccia
Sei la rianimazione del cartone in coma
la Retromarcia su Roma
la prima cosa bella che ho avuto dalla vita….
"è il tuo sorriso giovane e sei tu"…

Tu sei il Top
Sei il singulto del single
l’indulto che diventa culto
la pena preventiva
il viaggio di Felicia/ la mia partita I.V.A.
la piccola ondina quando svanisce a riva…
Sei polpa e succo dell’ananàs
il mare inquieto della Duras
“quan chem’astufiu e vadu a fé dui pass”…

Tu sei il Top
Sei la rabbia dolce di Silvia Platt
Il codice Pin del mio Bankomat
I programmi notturni di Rai Sat
Sei il fiocco sul regalo
il gomitolo e lo spago
domenica ti porterò sul lago…
sei Sarah Kane, sei Saramago,
scegli quello che vuoi… che intanto io pago!
Tu sei il Top
Sei quel che m’era sfuggito…
Il mio puzzle mai finito
2 Campari Soda e 3 Mojto
sentire recitare l’infinito…
Sei quando nel pensier mi fingo
come Clint Eastwood nei panni di Ringo
l’esultanza di chi grida Bingo!!

Tu sei il Top
di Bertold Brecht sei la lungimiranza
sei tutti gli oggetti di questa stanza
il pavimento per la mia danza
sei Calimero…la Miralanza
Sei le stagioni che son 4 sulla pizza…
e i matrimoni dentro i film di Kusturizza…
Sei quando taci o sei loquace
E più mi sfuggi e più mi piace
facciamo la guerra facciamo la pace
del 2010 sei la tessera Aiace…
la mia vongola verace…la mia sbronza di Riace…

Tu sei il Top
Sei la cartuccia nuova della stampante
Il cavallino rampante come il barone
l’insegna accesa del baraccone
lo zucchero filato, quello defilato,
vengo meglio da questo lato!
Sei il calcinculo del Luna Park
le creste dei Punk, le croste dei Dark
il giorno in cui non faranno più Quark!!
Sei più ferma d’un geco
più specifica di Umberto Eco
più immutabile d’una commedia di Cecov
Sei la Palma di Cannes, Il Leone di Venezia, l’Orso di Berlino,
tutti i pelouches che vorrebbe un bambino,
Sei una malattia rara,
una malìa, un’omelette, una zanzara,
il pranzo di Babette…un colpo di lupara!!"

Michele di Mauro - Tu sei il Top.

lunedì 6 settembre 2010

Curtains off

Il sole comparì alle sei e tre minuti. I suoi occhi erano già aperti, e da tempo osservavano i contorni del mondo che la circondava che di secondo in secondo si delineavano con un tratto più netto. Era come se stesse osservano le numerose passate di colore che servono ad un quadro per prendere forma sulla tela. Poteva osservare ogni singola spiga di grano delinearsi nel campo davanti a lei, le nuvole in cielo tingersi da blu scuro a azzurro chiaro e la goccia di rugiada sul filo d'erba di fronte al suo viso caricarsi di luce come una lampadina.
Le case dei contadini giù in fondo alla valle, con i tetti rossi e irregolari. Gli uccelli nell’aria che già volavano come in ritardo. I rumori del bosco vicino. Il fiume in lontananza.
E poi c'era il sacco a pelo. Ecco, come dimenticarsene. Quel sacco a pelo blu vicino al suo. C'era la sua mano in quella di un altro individuo che incurante di tutti questi particolari riguardo al Mondo a lui circostante, dormiva silenziosamente, in un silenzio quasi ostinato.
Insieme al mondo in quel momento tornavano nitide innumerevoli immagini, sensazioni, ricordi e odori. Come se lentamente il suo corpo si stesse svegliando da un letargo durato molto tempo. La sua memoria era come una fisarmonica da cui le pieghe traboccavano di appunti relativi alle più svariate situazioni.
Gli appariva tutto un tantino sopra le righe, quasi ingiustificato. Il peso che quel risveglio stava assumendo, l’effetto che stava avendo su di lei le pareva eccessivo.
Provò a lasciare la presa sulla mano, come per interrompere la corrente di pensieri che la legava al sacco a pelo blu. Fu come cercare di aprire una porta e rimanere con la maniglia in mano.
Ai pensieri tristi che quella mattina portava si aggiunse un senso di distacco amaro e gelido. Tirò un sospiro e guardò il cielo sopra di lei che era impassibile come una guardia da grandi cerimonie.
Fu nel cielo che si specchiò la lacrima che cominciò a scendere lungo gli zigomi, e poi un’altra e un’altra. Furono lacrime silenziose, lacrime rassegnate senza rabbia. Quelle che scavano i solchi più profondi. Chiuse gli occhi sperando di fare una magia e cancellare quelle lacrime con un trucco da prestigiatore.
Ma le lacrime continuavano a specchiarsi.

martedì 29 giugno 2010

The Star Rover


"È la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato.
La materia è la grande illusione. La materia, cioè, si manifesta nella forma e la forma è un fantasma.
La mente... solo la mente sopravvive. La materia fluisce, si solidifica, fluisce di nuovo, le forme che essa assume sono sempre nuove. Poi si disintegrano in quel nulla eterno donde non vi è ritorno. La forma è un'apparizione, ma il ricordo permane, rimarrà fino a quando lo spirito resiste, e lo spirito è indistruttibile."

Da "Il vagabondo delle stelle", Jack London.

giovedì 24 giugno 2010

LETTERA AL DIO DEL PALLONE



Ciao Dio del pallone,
ti scrivo perchè è tanto che non ci sentiamo, e approfitto di questa lettera per farti alcune domande che da oggi pomeriggio mi girano in testa.
Come stai?
Ti piace il Mondiale in Sudafrica?
Hai anche tu una vuvuzela?
Anche in Paradiso è saltato il digitale terrestre?
Quanto costa il biglietto nella tua tribuna?
Per chi fai il tifo quest'anno?Tifi Germania come Ratzy?
Queste erano le domande di riscaldamento, un pò per farti capire che non vengo con intenzioni ostili, e porto comunque molto rispetto per uno che fa il lavoro come il tuo.
Ci conosciamo da tanto, purtroppo non abbiamo mai avuto un rapporto facile. Però io e te non abbiamo mai smesso di amarci. Anche se tifo per il Toro, che di amore me ne da a sprazzi, come una ragazza difficile ma bellissima. Anche se sono italiano.
4 anni fa mi hai regalato un sogno, hai realizzato un desiderio che ogni ragazzo vorrebbe esaudito, la propria nazionale campione del Mondo, in cima alle stelle, in cima al più alto dei traguardi, sull'Olimpo, proprio dietro casa tua.
La notte italiana era calda e ci avvolgeva, come le bandiere rattoppate dell'82 dei genitori che qualcuno sventolava con orgoglio. Noi come fratelli camminavamo per le strade e ci lanciavamo nelle fontane, stringendoci in quel tricolore mai così orgogliosamente nostro.
Ho ancora in armadio la gazzetta che titolava "E' tutto vero". E svegliandoci la mattina, camminando per le strade, ci siamo stropicciati gli occhi tutto il giorno, pizzicandoci di continuo a vicenda. Non era un sogno, era vero, e come i sogni più belli ce lo ricordiamo ancora.
Ora, 4 anni dopo, ci cacci giù dall'olimpo e ci mandi all'inferno, ultimi nel girone, fuori dai Mondiali, dopo torelli di slovacchi, paraguegni e neozelandesi che in nazionale schierano pompieri, commercialisti e ortobotanici. E come se non bastasse mi illudi anche facendomi sperare nella rimonta con Quagliarella che si improvvisa Maradona...ma Quagliarella non è Maradona. Lo sai tu, e lo so io.E Simone Pepe, pur avendoci messo i polmoni e le gambe, non è Fabio Grosso.
Perchè non potevi farci stare ancora un pò lì con te? Non dico di riprenotarci il posto, di tenerci ancora 4 anni, capisco che un italiano in casa dopo 4 anni è come l'ospite che puzza, ma dammi solo un minuto un soffio di fiato un attimo ancora! Caro Dio del Pallone mi fai cantare i Gemelli Diversi ti rendi conto?
Però forse ora che ti scrivo, capisco da solo il perchè. Forse quando ci facciamo delle domande siamo già vicini alla soluzione.
Forse la Coppa del Mondo non è un'impresa personale, ma la vittoria di un popolo. Forse la Coppa del Mondo non va a chi cerca gloria come coccarde sul petto. La Coppa del Mondo si prende con la corsa e con il fiato, non con l'eleganza e il dominio tecnico. Raramente la Coppa è vinta dalla squadra più forte. Perchè per tirare un rigore in finale non bisogna essere forti, bisogna avere fede. Bisogna prendere un treno che passa perchè è destino che passi.
Un allenatore che rincorre il bis mondiale riuscito a pochi, pochissimi e non si tiene in bacheca il ricordo di una straordinaria vittoria nel mezzo di una bufera di scandali, è un allenatore che è inseguito dal suo stesso fantasma. Un allenatore che fa proclami di vittoria prima ancora di averne avuta una di vittoria sul campo. Come un federmaresciallo che mantiene l'ordine con le punizioni e la voce altra, e ricorda che questa volta sul suo carro del vincitore non farà salire tutti. Con la paura di sbagliare ad ogni passo e quindi tenendosi strette le proprie certezze di squadra, un Cannavaro granitico, statuario nel vero senso della parola, un Gilardino poeta nichilista del gol, un Pirlo sonnolento e malinconico che ha cercato in un ultimo sprazzo di portarsi la squadra a tracolla. Ma non ci è riuscito. L'onda è passata, e ha chiuso un ciclo portandoselo via.
Forse era meglio stare a Viareggio e fare lunghe passeggiate sulla spiaggia ricordando Il cielo sopra Berlino.

A Johannesburg stanotte è prevista pioggia, e sul nostro carro non c'è neanche un telone.

giovedì 25 marzo 2010

Mordillo


L'infanzia gli ha legato al piede quel palloncino rosso che lui, come un condannato alla nostalgia, si tira dietro e che a volte, con il vento, si solleva.
Cammina sui davanzali delle finestre con l'equilibrio di un funambolo senza ombrellino, scende, come in un bel sogno, il mantello a guisa di ali, per posarsi a terra piano piano.
Oppure, sbucando dai cupi corridoi dell'incubo, si issa sul parapetto e, ebbro di infantile convincipento, grida "E' facile volare!" Prima di lanciarsi nel vuoto.
Jane Birkin

mercoledì 10 febbraio 2010

otto pensieri e mezzo.



"Ma che cos'è questo lampo di felicità che mi fa tremare, mi ridà forza, vita? Vi domando scusa, dolcissime creature; non avevo capito, non sapevo. Com'è giusto accettarvi, amarci. E come è semplice! Luisa, mi sento come liberato: tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero. Ah, come vorrei sapermi spiegare. Ma non so dire... Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso. Ma questa confusione sono io, io come sono, non come vorrei essere adesso. E non mi fa più paura dire la verità, quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo, e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna. È una festa la vita: viviamola insieme! Non so dirti altro, Luisa, né a te né agli altri: accettami così come sono, se puoi. È l'unico modo per tentare di trovarci."