domenica 24 luglio 2011

Il più grande mostro dopo la Seconda Guerra Mondiale




"E' il 26 Luglio 2032. In una cella più simile ad un hotel, un detenuto biondo ormai stempiato apre gli occhi. Fuori c'è il sole, è una bella giornata. Si lava i denti, il volto, si veste. Guarda il calendario. C'è una x sul giorno di oggi.
Ad un tratto si ricorda che oggi è il giorno in cui viene liberato.

I ricordi, come libri impolverati su cui viene soffiato sopra, tornano alla luce. C'è qualcosa in essi che non torna, come se appartenessero ad una vita precedente, come se fossero i passi di una recita fatta tanto tempo fa. Gli anni in carcere sono stati come vivere un'altra esistenza, ma in fondo è stato come guardare la stessa goccia scendere dieci cento mille volte.

Due firme, procedure formali, in mezz'ora è fuori. E' una bella giornata, le montagne sono verdi e l'aria è frizzante. Una macchina lo aspetta.
In tasca poche cose. Il portafoglio di pelle, un orologio di metallo e un foglietto con su scritto un calcolo:

82 x 89 : 7600

82 giorni x 89 omicidi : 7600 giorni di reclusione, ovvero 21 anni.
Così prevede il codice penale norvegese.

Anders Behring Breivik ha sterminato 89 vite, senza pietà, senza ripensamenti, senza rimorsi, uccidendo ragazzi che avevano tutta la vita davanti con pallottole per la caccia agli elefanti. Ha confessato.
Anders Behring Breivik ha passato 21 anni in carcere. Dopo la confessione il processo è stato breve, immediato.
In un giorno, anche se programmato per tre anni, ha mandato una piccola grande nazione in pezzi, una nazione che non aveva mai conosciuto il terrorismo nel proprio paese, una coscienza comune da rifare, migliaia di famiglie distrutte, il Re di Norvegia alla Cerimonia Funebre con gli occhi bagnati dalle lacrime.

Guardando quei prati verdi fuori dalla prigione gli torna in mente il volto di quella ragazza che gli aveva supplicato inginocchiandosi di essere risparmiata, dicendogli di essere ancora giovane. Lui le aveva sparato in testa. Quando le si era avvicinato per controllare che fosse morta, il suo volto era curiosamente sereno. Era riuscito a dimenticare tutto. Ma quel volto deforme e sereno gli era rimasto impresso negli occhi.

In questi anni l'unico amico è stato il prete del carcere. Ha cercato incessantemente di lavare la sua anima nera come la notte, pensando che l'unico sapone per lavare quella tenebra fosse l'amore. Gli hanno insegnato che l'unico modo di salvare il Mondo è spezzare la catena dell'odio.

E alla fine c'è riuscito. Tutto il Mondo voleva la testa di quel ragazzo di 32 anni, mentre lui era l'unico a volerlo salvare.
Ora quell'uomo di 53 anni, che ha incarnato il male, è pronto per ricominciare la sua vita, e la sua anima è pulita"

Le cose potrebbero andare così. Il futuro potrebbe essere questo.
A volte ciò che gli uomini possono fare agli altri raggiunge livelli di crudeltà talmente impensabili che l'unico modo per trovare un significato è immaginare il futuro.
Per portarsi il più lontano possibile da questo presente così assurdo e doloroso.

sabato 18 giugno 2011

Tree of Life non è un film!


Non ho mai visto un film come The tree of Life.
Ne ero certo, non appena uscito dalla sala, lo sguardo che si posava lento da un palazzo all'altro, le luci, la strada, le voci delle persone. Non si percepisce più la differenza tra sala cinematografica e mondo esterno, i confini si fanno labili, gli spazi e i ruoli invertiti. No, non ho mangiato pesce avariato.

Qualche aggettivo per definirlo :
Ambizioso, denso, non strutturato, lungo, impalpabile e frustrante.
Non è una visione confortevole e rassicurante.
Non affronta una vicenda in ordine temporale anzi assicura nelle mani dello spettatore digressioni inafferrabili, continue manciate di sabbia che inevitabilmente scivolano dalle mani.
Forte è la volontà di fornire un ordine alle vicende umane nel loro complesso, forte è la volontà di fornire una risposta alle domande talvolta strazianti e imploranti che ciascun individuo si pone durante la sua esistenza, ed è attraverso queste domande che si snoda, e pone lo spettatore in uno scivolo ad acqua in cui è impossibile fermarsi.
Le domande sono identificate come linee guida di un'intera esistenza.
Dall'infanzia fatta di giochi, suoni, immagini e stupore.
All'adolescenza fatta di ribellione e scoperte, frustrazione ed errori.
Allla maturità, fatta di domande, rassegnazione, dolori e cambiamenti.
La vita, un viaggio a senso unico senza itinerario stabilito.

E' acqua che penetra in ogni anfratto rimasto nascosto, per esaltarne forme e colori, bellezza e miseria.
E' terra che richiama l'uomo alle sue origini e alla sua destinazione.
E' aria che eleva il grido di stupore e di angoscia che gli uomini elevano al cielo, a qualunque Dio essi facciano riferimento.
E' fuoco, che ha bruciato e continua a bruciare, e un giorno smetterà di brillare.
C'è fantascienza, ma non è mai sembrata così reale.

Al di là dei meriti o demeriti artistici che si possono assegnare, è un documento unico nel suo genere, che dovrebbe essere valutato tra vent'anni e preservato dalle critiche o dagli elogi, poichè esistono mille ragioni per amarlo e altre mille per condannarlo.


Due ore di pausa dalla propria vita, credo guadagnate.

lunedì 3 gennaio 2011

E DOMANI





"Tempo, tempo, massa grigia e informe, che occupa tutto l'orizzonte e s'avanza con le sue mille braccia tese e tutto ci sospinge contro. Non si vede uno spiraglio. Quante volte si dice: bisognerebbe fermare la tal cosa, arrestare questo evento, allontanare la scadenza, ottenere una proroga, rinviare una data, procrastinare una rata. Ma è inutile.
Tutto viene avanti come un esercito infinito, spinto da una forza bruta e insesorabile: il tempo. Tutto spunta ai limiti estremi dell'orizzonte, e cresce, s'ingrandisce, s'avvicina, empie il cielo, è su noi; e altre cose sono in marcia vicine e lontan, scavalcano i greppi, superani gli ostacoli, strisciano da tutte le parti tutte inseme, mentre quel polverio là dove la terra tocca il cielo è il nuovo che spunta all'orizzonte e presto sarà su di noi, incalzato da una forza senza cervello e senza cuore: il tempo.
Il tempo che ci piglia le ore, i giorni, gli anni, i quattrini, i capelli, i denti, la gioventu, il lavoro, i ricordi, le persone care. Tutto divora nella su amarcia che non si ferma mai. Se gli si dice: fermati!, se gli si dice: corri!, lui viene sempre con lo stesso passo, non si affretta e non rallenta.

Tempo prepotente, cieco, immenso, stupido, che occupi il cielo e la terra, e vieni avanti con le fauci spalancate, mi hai preso quello che avevo e quello che ho guadagnato, mi hai preso tutto. Che altro vuoi da me? Vuoi la mia vita?

E prenditela!"

Achille Campanile, Cantilena all'angolo della strada.