mercoledì 5 settembre 2012

Le favole di Monsieur Lazhar

In una scuola canadese l'insegnante di una classe si suicida. Al suo posto, arriva l'algerino Bashir Lazhar, che deve far fronte alla difficile situazione emotiva degli allievi. Bashir non ha un passato felice, e non rivela questidettagli all'interno dell'istituto, omettendo anche di essere un rifugiato politico.
Sarà questo a causargli l'allontanamento dall'istituto.
Questa la trama del film. Cosa c'è di speciale nel film del canadese Philippe Falardeau allora?
Tutto. Incredibilmente denso di energia, a cominciare dall'interpretazione degli attori, che aprono una finestra così realistica da non sembrare possibile.
Il tema centrale della violenza ricorre in tutto il film, sia nella storia personale del maestro Bashir, sia nella dimensione della classe, con una prova durissima che i bambini, i futuri adulti, sono costretti ad affrontare, senza più le protezioni talvolta perfino dannose dei genitori.
I sensi di colpa, la paura di essere inadatti al ruolo, il pregiudizio di sapere troppo della vita, e l'impossibilità di avere un contatto: trappole che vengono disinnescate, solo e soltanto grazie al coraggio. Il coraggio di parlare piuttosto che tacere, il coraggio di continuare a vivere dopo e nonostante il dolore, il coraggio di non smettere di amare.
La favola si chiude nell'abbraccio di un addio, il maestro e l'alunna, entrambi bisognosi di protezione, entrambi grati.