lunedì 6 settembre 2010

Curtains off

Il sole comparì alle sei e tre minuti. I suoi occhi erano già aperti, e da tempo osservavano i contorni del mondo che la circondava che di secondo in secondo si delineavano con un tratto più netto. Era come se stesse osservano le numerose passate di colore che servono ad un quadro per prendere forma sulla tela. Poteva osservare ogni singola spiga di grano delinearsi nel campo davanti a lei, le nuvole in cielo tingersi da blu scuro a azzurro chiaro e la goccia di rugiada sul filo d'erba di fronte al suo viso caricarsi di luce come una lampadina.
Le case dei contadini giù in fondo alla valle, con i tetti rossi e irregolari. Gli uccelli nell’aria che già volavano come in ritardo. I rumori del bosco vicino. Il fiume in lontananza.
E poi c'era il sacco a pelo. Ecco, come dimenticarsene. Quel sacco a pelo blu vicino al suo. C'era la sua mano in quella di un altro individuo che incurante di tutti questi particolari riguardo al Mondo a lui circostante, dormiva silenziosamente, in un silenzio quasi ostinato.
Insieme al mondo in quel momento tornavano nitide innumerevoli immagini, sensazioni, ricordi e odori. Come se lentamente il suo corpo si stesse svegliando da un letargo durato molto tempo. La sua memoria era come una fisarmonica da cui le pieghe traboccavano di appunti relativi alle più svariate situazioni.
Gli appariva tutto un tantino sopra le righe, quasi ingiustificato. Il peso che quel risveglio stava assumendo, l’effetto che stava avendo su di lei le pareva eccessivo.
Provò a lasciare la presa sulla mano, come per interrompere la corrente di pensieri che la legava al sacco a pelo blu. Fu come cercare di aprire una porta e rimanere con la maniglia in mano.
Ai pensieri tristi che quella mattina portava si aggiunse un senso di distacco amaro e gelido. Tirò un sospiro e guardò il cielo sopra di lei che era impassibile come una guardia da grandi cerimonie.
Fu nel cielo che si specchiò la lacrima che cominciò a scendere lungo gli zigomi, e poi un’altra e un’altra. Furono lacrime silenziose, lacrime rassegnate senza rabbia. Quelle che scavano i solchi più profondi. Chiuse gli occhi sperando di fare una magia e cancellare quelle lacrime con un trucco da prestigiatore.
Ma le lacrime continuavano a specchiarsi.

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